Per zone umide s’intendono quelle in cui sono presenti paludi, torbiere o specchi di acqua naturali o artificiali, permanenti o temporanei le cui acque possono essere statiche o correnti, dolci, salmastre o salate, ivi comprese le acque marine, la cui profondita’ nella fase di bassa marea non superi i sei metri (Convenzione RAMSAR). Molti conoscono le zone umide sotto l’una o l’altra forma, anche se il termine “zone umide” e’ divenuto di uso comune solo recentemente. Un corso d’acqua, uno stagno, un lago o un estuario sono solo alcuni esempi. Per migliaia di anni le valli che i fiumi hanno formato e le relative piane alluvionali hanno costituito centri di insediamento della popolazione umana, che vi ha edificato sofisticate e mirabili civilta’ urbane. I loro terreni fornivano abbondanti raccolti e continuano ad essere essenziali per la salute, il benessere e la sicurezza di milioni di persone.
Le zone umide sono ecosistemi di importanza fondamentale, non solo perche’ sono divenute rare e sono in grave pericolo, ma anche perche’ svolgono funzioni importantissime, in quanto forniscono risorse utili a soddisfare le esigenze di innumerevoli persone e gruppi di animali rendendo possibile tutta una serie di attivita’ antropiche, e in quanto rappresentano un rilevante patrimonio culturale e naturale. Cio’ si riflette nel fatto che le zone umide sono l’unico grande ecosistema che formi oggetto di un trattato internazionale, la Convenzione di Ramsar, stipulata piu’ di 20 anni fa e della quale tutti gli Stati membri dell’Unione sono parti contraenti, ad eccezione del Lussemburgo, che comunque ha gia’ avviato la procedura di adesione.
Grazie alla loro composizione e alla loro struttura complessa, le zone umide svolgono determinate funzioni e producono utili risorse ittiche, forestali, selvaggina e vegetali naturali. La combinazione di tali funzioni e prodotti, assieme all’importanza culturale e naturale delle zone umide, rende tali ecosistemi insostituibili per l’uomo. Molte zone umide offrono buone opportunita’ per attivita’ economiche e ricreative e ospitano consistenti popolazioni di pesci, molluschi, bestiame di allevamento e selvaggina.
Per quanto riguarda le funzioni utili alla societa’ svolte dalle zone umide, ricordiamo che:
- le zone umide riducono gli effetti devastanti delle alluvioni immagazzinando l’acqua piovana e rilasciandola successivamente in modo graduale;
- la vegetazione delle zone umide consolida il litorale riducendo l’impatto delle onde e delle correnti; – le zone umide contribuiscono ad una migliore qualita’ dell’acqua fungendo da bacini di raccolta di sedimenti, nutrienti e sostanze tossiche; a certe condizioni, esse possono essere utilizzate per il trattamento terziario delle acque reflue di origine domestica;
- in particolare sotto forma di torbiere, esse possono ridurre le emissioni di biossido di carbonio, immagazzinando grandi quantita’ di carbonio;
- le zone umide ospitano una straordinaria varieta’ di habitat e di specie animali e vegetali, grazie alla loro complessita’ e al loro funzionamento dinamico;
- esse forniscono risorse rinnovabili, quali canne e sale, e possono ospitare allevamenti di pesci, gamberi, uccelli acquatici ed animali da pascolo; inoltre, molte delle specie commercialmente sfruttabili di pesci, molluschi e crostacei passano almeno una parte del loro ciclo vitale nelle zone umide;
- molte zone umide ospitano una ricca fauna selvatica e offrono vasti spazi per attivita’ ricreative come escursioni, birdwatching, fotografia naturalistica, caccia, pesca, nuoto e vela.
Nonostante l’importanza che esse rivestono, la scomparsa delle zone umide e’ un fenomeno diffuso. Le informazioni disponibili indicano che approssimativamente i due terzi di tutte le zone umide europee esistenti all’inizio del secolo sono andate perdute. Nell’Unione europea i seguenti tipi di zone umide hanno subito una notevole riduzione della superficie:
- i fiumi e le piane alluvionali hanno pagato un pesante tributo alla realizzazione di opere idrauliche di protezione;
- le praterie umide, quelle alluvionali e le paludi di acqua dolce temporanee hanno subito consistenti riduzioni della superficie a causa della realizzazione di dighe e di opere di bonifica, e della trasformazione in terreni agricoli o da pascolo;
- le paludi salmastre sono state progressivamente recuperate per essere adibite ad usi agricoli o industriali;
- le torbiere sono andate in gran parte distrutte a causa dell’estrazione di torba e della riforestazione condotte con metodi non rispettosi dell’equilibrio ambientale.
- Le restanti zone umide soffrono dei seguenti tipi di degrado:
- l’eccessiva quantita’ di azoto e fosforo apportate dalle acque reflue urbane e dagli scarichi agricoli e’ spesso causa di eutrofizzazione;
- il crescente consumo di acqua di falda a scopi irrigui e per il consumo umano minaccia di prosciugare molte zone umide;
- la costruzione di dighe a monte puo’ provocare l’erosione dei litorali a causa di un insufficiente apporto di sedimenti.
L’impegno dell’Unione nella conservazione delle zone umide ha fatto seguito alla conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano tenutasi a Stoccolma nel 1972 ed e’ iniziato con il primo programma di politica e di azione a favore dell’ambiente adottato nel 1973.
Nel 1979 e’ stata adottata la direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici, che fa obbligo agli Stati membri di prestare particolare attenzione alla tutela delle zone umide.
Tra il 1984 ed il 1992, ai sensi dei regolamenti del Consiglio (CEE) n. 1872/84 e n. 2242/87 concernenti azioni comunitarie a favore dell’ambiente (ACE) e del regolamento del Consiglio (CEE) n. 3907/91 concernente azioni comunitarie per la conservazione della natura (ACNAT), circa due terzi dei fondi (ossia oltre 27 Mio di ECU) sono stati destinati a 60 progetti di incentivazione alla conservazione, al ripristino o al miglioramento delle zone umide. Molti di tali siti sono stati classificati come zone di protezione speciale (ai sensi della direttiva del Consiglio 79/409/CEE) e/o come zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar.
Altre iniziative comunitarie ed altri regolamenti del Consiglio quali ENVIREG, MEDSPA e NORSPA, hanno offerto un utile sostegno a numerosi progetti che, attraverso misure di gestione idrica, riguardavano la conservazione delle zone umide.
Dal 1992 la direttiva del Consiglio 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatiche, indica tra i siti prioritari che devono essere oggetto di una politica di conservazione le lagune, gli stagni mediterranei temporanei, le torbiere attive, le praterie umide e le paludi calcaree.
Nello stesso periodo, la Comunita’ europea ha adottato il regolamento del Consiglio (CEE) n. 1973/92 che istituisce uno strumento finanziario a favore dell’ambiente (LIFE). Sebbene i fondi messi a disposizione per le opere di conservazione della natura intraprese ai sensi di tale regolamento siano molto limitati rispetto a quelli stanziati per altre politiche dell’Unione che influiscono sulle zone umide, nel 1992, 1993 e 1994, grazie a LIFE, sono state concesse sovvenzioni per un importo di circa 30 Mio di ECU a progetti riguardanti le zone umide.